Fa sempre bene viaggiare?
Può sembrare una domanda stupida ma se ci riflettete a fondo, non lo è.
Vivere positivamente o meno con le emozioni che il viaggiare ci regala è strettamente legato al nostro stato d’animo e quindi alla nostra modalità di “lettura” nei contesti che ci apprestiamo a vivere.
Fatta questa breve premessa: perché viaggiare?
Lo scrittore Pino Cacucci dichiara che:
“Le radici sono importanti nella vita di un essere umano, ma noi uomini abbiamo le gambe, non le radici, e le gambe son fatte per andare altrove…”
Andare altrove o semplicemente andare?
Un altro scrittore, Fabrizio Caramagna dice che:
“Siamo tutti viaggiatori nati. Abbiamo polvere di stelle nelle vene, cartine geografiche con strade d’argento negli occhi e istruzioni per viaggiare fino a Andromeda…”
Dichiarazioni troppo “sentimentali”?
Ad ognuno di voi la risposta e sia ben chiaro che tutte le risposte saranno giuste, nessuna sarà sbagliata!
Secondo molti viaggiare è l’espediente per scappare dai problemi ed in qualche modo risolverli. Spesso, però, viaggiamo senza neanche accorgercene perché è una necessità.
Si viaggia perché si è alla ricerca di risposte che in contesti a noi familiari faticano ad arrivare.
Si viaggia per imparare a star bene con noi stessi. E già… perché non tutti lo sappiamo fare.
Evadere può, in qualche modo, permetterci di riscoprire o scoprire qualcosa di noi stessi, quel qualcosa che potrebbe ricondurci a noi stessi.
Il conte di Beaconsfield, Benjamin Disraeli, politico ma soprattutto scrittore britannico dell’Ottocento scrisse che:
“Come molti viaggiatori ho visto più di quanto ricordi e ricordo più di quanto ho visto.”
Viaggiare è anche lasciare spazio alla nostra immaginazione perché immaginare (senza mai, però, abbandonare la realtà) è spesso fonte di stacco dai problemi e nello stesso tempo ci da modo di vedere la “nostra” realtà con occhi nuovi, quindi disposti ad agire in modo diverso.
Loïck Stéphane Yves Peyron, soprannominato Monsieur Multicoque, è un navigatore, velista e skipper francese, specialista dei multiscafi e delle regate oceaniche. Il suo credo è:
“Il più bel viaggio, è quello che non è stato ancora fatto.”
E se scoprissimo l’inutilità della nostra continua ricerca del viaggiare per il semplice fatto che il viaggio più bello ed intenso non è nient’altro che la nostra stessa vita?
E se il viaggio più bello fosse nascosto nella nostra mente e tutti questi nostri sforzi fossero solo un modo disperato di trovare la chiave giusta per aprire la porta ed accedere ad esso?