- Simona, gli ascoltatori ti hanno conosciuta come autrice e conduttrice di “C’Hanno Lasciato Qui”, come è nata questa idea un po’ “strana”?
In realtà per caso, eravamo due cantanti (l’altra conduttrice ndr) ferme a causa dell’emergenza Covid, e quello che vedevamo non ci piaceva, volevo ridare un po’ di speranza e spensieratezza.
Ho pensato così di creare un format che ricalcasse l’avanspettacolo radiofonico degli albori adattandolo al contemporaneo.
- Così è nato “C’Hanno Lasciato Qui”.
Anche se poi il merito è della direzione e dell’editore della radio che hanno creduto nel format.
- Fisioterapista (plurititolata) di giorno, cantante, autrice e conduttrice di notte perché?
Mi è sempre piaciuto cantare fin da bambina e ho studiato canto, così quando mi è stato possibile, ho cominciato a fare serate in giro per i locali.
- Ma che c’entra un campo sanitario come il tuo con la musica?
Apparentemente nulla, il bello è proprio questo.
Spesso però ho usato proprio la musica per le terapie con i più anziani.
La musica aiuta a superare i limiti.
Quando vivi per lavoro le sofferenze delle persone, hai bisogno di qualcosa che ti liberi l’anima e la mente.
C’è chi lo trova nello sport, chi in altri campi, io ho trovato la musica e lo spettacolo in generale.
- La domanda è d’obbligo, perché Melamangio?
Non sembra ma sono una timida, le prime volte sul palco ero divorata dalla paura.
Per esorcizzare pensavo: “io la paura me la mangio” e così è nato il nome.
- Una band vintage con successi anni ’50 e ’60, una band ’80 e ’90 con successi nazionali ed internazionali, ora una tribute band a Raffaella Carrà.
Perché?
Raffaella Carrà è un mito, rappresenta la quinta essenza della femminilità.
E’ la prima e mai superata showgirl italiana a 360 gradi.
Cantante, ballerina, conduttrice e attrice, durante le riprese di un film per lei perse la testa addirittura Frank Sinatra, altro mito dell’epoca.
E’ stata innovativa dal punto di vista musicale con i primi accenni pop-dance, sexy sul palco senza mai essere volgare, innovativa nelle coreografie, eppure gelosissima della sua vita privata, mai uno scandalo o una chiacchera, in una Italia, quella degli anni ’60 e ’70, puritana e bacchettona dove con poco venivi massacrata.
E’ stata (ed è) un’icona di femminilità senza scadere in visioni ideologiche.
Anziché fare l’anticonformista ha piegato le regole dell’epoca a suo vantaggio, cosa che solo le persone intelligenti possono fare.
Una “signora” nel senso più altro del termine.
- I Passo Carràbile debuttano quando?
Debuttiamo il 25 Giugno a Stazione Birra, con l’indispensabile collaborazione di Non è la Radio e Telelazio Nord, oltre all’inaspettato supporto del fan club ufficiale di Raffaella Carrà.
- Come ti sei trovata a Non è la Radio?
Benissimo, praticamente a casa.
Di certi ambienti da donna, ne ho sentite tante.
Io ho avuto la fortuna di stare con voi, professionisti seri con la passione per un mestiere, persone pulite senza secondi fini e dove non ho mai ricevuto pressioni di alcun tipo.
- Una curiosità?
Di secondo nome mi chiamo Raffaella…. Una scelta abbastanza obbligata!
