Secondo uno studio, ci sono alcuni piccoli dettagli nei messaggi inviati che indicano se l’interlocutore è o meno sincero.
I messaggi inviati e ricevuti sullo smartphone sono ormai diventati uno dei principali mezzi di comunicazione, non solo tra i più piccoli ma anche tra le generazioni adulte. Questo anche grazie alle numerose tipologie di messaggi che si possono utilizzare, dai vocali a quelli più tradizionali, che possono essere abbelliti con gif ed emoticon.
Una cosa però è certa. Con gli anni le espressioni che si utilizzano sono cambiate, così come il gergo e tanto altro. Fattori che caratterizzano in particolar modo gli adolescenti e le persone più giovani. Nello specifico però un genere specifico di scrittura secondo gli esperti è sinonimo di falsità.
Stiamo parlando delle abbreviazioni di alcune delle parole che vengono adoperate più spesso all’interno dei messaggi. Ma secondo numerosi psicologi, dietro di essere si cela un significato che viene comunicato al destinatario del messaggio, seppur non in modo intenzionale.
Negli ultimi anni, l’uso delle abbreviazioni è aumentato in maniera notevole. Dal giorno in cui è stato inviato il primo SMS, il 3 dicembre 1992, all’ascesa di Facebook e WhatsApp, queste espressioni sono diventate una forma di comunicazione rapida. E’ necessario però sottolineare che la comunicazione non tradizionale, come quella digitale, è molto intrinseca e per questa ragione c’è il rischio che nascano delle incomprensioni e degli fraintendimenti.
Ciò accade per esempio quando si ricorre a un mucchio di abbreviazioni nei messaggi, causando potenzialmente delle conseguenze indesiderate. Gli psicologi hanno scoperto che coloro che usano abbreviazioni sono considerati meno sinceri e quindi hanno meno probabilità di ricevere risposte.
David Fang dell’Università di Stanford e i colleghi dell’Università di Toronto hanno condotto uno studio per analizzare l’impatto delle abbreviazioni in diversi scenari di messaggistica. Alle persone è stato chiesto di valutare la sincerità dei messaggi con e senza abbreviazioni. Successivamente, il team ha analizzato i messaggi sulla piattaforma di messaggistica Discord durante un esperimento di speed-dating online. Coloro che usavano abbreviazioni tendevano a ricevere meno risposte rispetto alle persone che scrivevano le parole per esteso.
Se ricevevano una risposta, in genere erano più brevi. I più giovani inoltre erano più inclini a usare un maggiore numero di abbreviazioni, ma l’impatto negativo rimaneva. Secondo i ricercatori “se da un lato le abbreviazioni possono far risparmiare tempo e fatica, dall’altro lo studio suggerisce che possono anche ostacolare una comunicazione efficace e influenzare negativamente le percezioni interpersonali”. La ricerca ha quindi concluso che le abbreviazioni fanno sembrare i mittenti meno sinceri e i destinatari meno propensi a rispondere.