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Google, se cerchi questa parola perdi soldi I L’ultima truffa informatica non ha eguali: ecco come funziona

Persona che lavora in Google
Alcune frasi ricercate su Google sono utilizzare dai criminali informatici per rubare informazioni sensibili e soldi agli utenti – nonelaradio.it

Attenzione a quali parole si cercano sul celebre motore di ricerca perché alcune potrebbero indirizzarvi a truffe e perdita di denaro.

Con l’incessante progresso tecnologico degli ultimi anni e tutti i relativi strumenti ormai utilizzare da centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, i criminali informatici sono in grado di trovare meccanismi sempre più ingegnosi e innovativi per truffare gli utenti.

Oggi vogliamo parlarvi di una trappola nella quale sono cadute numerosissime vittime ed è legato all’uso di Google, uno dei motori di ricercare più diffusi e popolari. Come sappiamo, una volta aperta la pagina iniziale, si ha la possibilità di digitare qualsiasi frase o parola per trovare le informazioni che si stanno cercando.

Alcune di queste però possono rivelarsi molto pericolose in quanto portano gli utenti a cliccare su link fuorvianti, inseriti di proposito dai criminali per estorcere loro dati personali o soldi. Una di queste frasi ha a che fare con il mondo animale.

La parola da non cercare su Google

La ricerca di informazioni su Google è un’attività talmente comune che raramente viene considerata una minaccia. Ma un recente caso relativo a una ricerca su un gatto ha messo in allarme tutti gli utenti. Proprio per questa ragione è necessario prestare la massima attenzione e verificare le pagine visitate e le informazioni condivise su di esse.

La ricerca in questione riguarda la seguente domanda: “Are Bengal cats legal in Australia?”, ovvero “I gatti del Bengala sono legali in Australia?”. Anche se può sembra un quesito innocente, in realtà viene adoperata dai criminali informatici per colpire gli utenti esponendoli a furti di informazioni personali e finanziarie.

La truffa del “gatto del Bengala”

Questo particolare attacco consiste nella manipolazione dei risulti di ricerca di Google utilizzando quello che in gergo viene chiamato “avvelenamento SEO” (Search Engine Optimization). Gli utenti che si apprestano ad effettuare una ricerca specifica sulla legalità dei gatti del Bengala in Australia e cliccano sui link interessati finiscono per entrare in siti controllati dai criminali.

Quando gli utenti visitano i siti in questione, si viene esposti al software Gootloader, un programma dannoso che ha la capacità non solo di rubare password e dati bancari ma anche di prendere il controllo del dispositivo. Infatti quest’ultimo oltre ad estrarre informazioni sensibili, può anche bloccare l’accesso dell’utente al proprio computer, permettendo agli hackers di chiedere riscatti o di utilizzare il dispositivo per altri scopi informatici.

Gatto del Bengala
Alcune frasi ricercate su Google sono utilizzare dai criminali informatici per rubare informazioni sensibili e soldi agli utenti – nonelaradio.it

Come funziona l’avvelenamento SEO per influenzare i risultati di ricerca

Il SEO poisoning o avvelenamento SEO è una tecnica che ha guadagnato popolarità tra i criminali informatici per la sua efficacia e portata. Consiste nell’ottimizzare i link dannosi in modo che appaiano in cima ai motori di ricerca come Google. In questo modo, gli utenti, quando effettuano ricerche apparentemente innocue, vengono reindirizzati verso pagine fraudolente.

Questo tipo di cyberattacco non fa distinzione tra ricerche rischiose o benigne. Nel caso del “gatto del Bengala”, l’attacco ha dimostrato che non è necessario cercare contenuti relativi ad argomenti sensibili o illeciti per cadere vittima del furto di dati. Digitando semplicemente una query comune e fidandosi dei primi risultati di ricerca, gli utenti possono cadere nella trappola. In questo caso particolare, i criminali hanno approfittato di una semplice domanda che interessava gli utenti australiani, ma che potrebbe estendersi ad altri Paesi e ad altre ricerche nel prossimo futuro.